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Il ritratto d’artista può definirsi tale quando riesce a far emergere l’immagine più intima, un lento svelare alimentato dalla complicità e dal dialogo che l’autore riesce ad instaurare con il soggetto. La serie di ritratti a pittori e scultori condotta da Claudio Argentiero appartiene ad un progetto di più ampio respiro che lo stesso sta conducendo da anni, perfezionando lo stile e la chiave interpretativa, attraverso un uso delle luci assolutamente unico, caratterizzato da neri profondi e pennellate di luce suggestive, realizzate in presa diretta. 

 

Evocare il vissuto, suggerito da misteriose fasci di luce, indagare l’animo umano e le sue contraddizioni osservando i particolari dai risvolti metaforici, è un tutt’uno dell’essere artista nel suo fare, così le mani diventano mezzo logoro dalla fatica e non più parte, i quadri pagine di vissuti e di incontri e non più oggetti rappresentativi, gli strumenti compagni di viaggi in luoghi dove i concetti di tempo e di spazio cambiano di significato.


La linea di confine tra la pittura e la fotografia qui scorre su binari paralleli, linguaggi unici di sentieri diversi, che esplorano il visto e il sentito attraverso luce e ombra che accarezzano l’essenza malinconica di un qualcosa percepita grazie a ciò che si sente nell’istante prima dello scatto e quello che si vede nel buio dell’attesa.
Così gli sguardi della fotografia restituiscono visioni pittoriche e la contaminazione di un gergo immaginifico universale muta l’Arte in bisogno esistenziale.

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